Spettacolo teatrale "Daghe de fin"

Sono molti gli eventi organizzati ovunque per rendere omaggio all'arte di Antonio Canova, cultore e pittore, nato a Possagno nel 1757 e morto a Venezia nel 1822, maestro italiano del Neoclassicismo, genio indiscusso autore di capolavori esposti nei più importanti musei del mondo, del quale quest’anno si celebra il secondo centenario della morte. 

Anche Trebaseleghe vuole celebrarlo e lo farà con la messa in scena in Auditorium venerdì 28 ottobre alle 20.45 della performance “Daghe de fin” con Moreno Corà, per la regia di Rossana Mantese, scritta da Luca De Gaspari, e organizzata dall’associazione Berdeaux.

“Daghe de fin” è la storia del più grande artista del suo tempo: Antonio Canova, nato a Possagno, un piccolo paesino della pedemontana veneta, e arrivato sul tetto del mondo grazie al suo talento e alla sua sensibilità artistica.

A raccontare la vita dell'artista, in questa piece treatrale, è un giovane ragazzo, un ‘posagnot’, che vive la figura di Canova come una vera e propria ossessione, tanto da portarlo a commettere un crimine pur di assecondarla. Il ragazzo, infatti, si trova al cospetto del giudice e della giuria che lo stanno processando per aver rubato la mano di Canova, conservata come reliquia all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Attraverso la sua arringa, il giovane possagnese ripercorrerà l'intera vita dell'artista, dall'infanzia col nonno Pasino agli anni dell'accademia veneziana, dai lavori per il Papa al servizio per Napoleone, fino alla sua morte, esattamente 200 anni fa.

“Con questo spettacolo, in occasione del bicentenario dalla morte, vogliamo rendere omaggio ad Antonio Canova, principe del neoclassicismo, considerato il nuovo Fidia. – spiega la consigliera delegata Rosa Chiara Casarin - Le sue opere scultoree e pittoriche sono universali, di straordinaria bellezza ed esprimono nei loro tratti, eleganza e delicatezza. Le celebrazioni hanno visto tantissimi eventi a lui dedicati, e anche Trebaseleghe ha voluto tributargli un omaggio, che speriamo degno della sua arte, sicuramente nello spirito di chi lo considera un artista inarrivabile, che ha portato la fama del Veneto e dell’Italia anche fuori dai confini, molto lontano, specialmente per quei tempi”.