Coronavirus - cosa fare nei casi sospetti?

Cerchiamo di dare alcune risposte alle domande più frequenti dei cittadini.
In base alle indicazioni nazionali e regionali.
Ricordiamo che è sempre attivo il numero verde 800 462340
ed il sito internet regionale
https://www.regione.veneto.it/web/protezione-civile/corona-virus

I tamponi

Chi e quando deve fare il test?
Quando si hanno febbre, spossatezza e disturbi respiratori, come tosse e fiato corto, occorre restare a casa e telefonare al proprio medico di famiglia. In base all’accordo nazionale e all’ordinanza regionale, i medici di medicina generale sono tenuti a esaminare il caso e, in virtù delle valutazioni cliniche, a eseguire il test rapido.
Sono obbligate a sottoporsi al tampone le persone che rientrano dai Paesi a rischio, elencati nel sito del ministero della Salute. Chi ha avuto un contatto stretto con un positivo deve isolarsi, contattare il medico e, una volta ottenuta la prescrizione in base alla valutazione clinica, farsi fare l’esame.

I luoghi

In ambulatorio o al drive-in?
Ora i primi a dover effettuare i tamponi (sempre in base alla valutazione clinica) sono i medici di base.
Nelle varie Ulss restano comunque attivi i punti di accesso rapido, organizzati con la formula del “drive-through”, impropriamente chiamata “drive-in”, per cui si resta a bordo dell’auto. Diversi di questi sono aperti 24 ore su 24, alcuni operano su prenotazione.
L’accesso avviene solo con:
- prescrizione del medico di base o della guardia medica se si è un caso sospetto;
- con email del dipartimento di Prevenzione, se si è un contatto stretto di positivo;
- con autodichiarazione, se si torna da un Paese a rischio.
 

La positività

Come ci si deve comportare?

Se si risulta positivi, bisogna rimanere in casa, isolandosi anche dai propri conviventi. Occorre telefonare il prima possibile al medico di famiglia o al Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp) dell’Ulss,per ottenere le istruzioni da seguire. È necessario avvisare subito i congiunti con cui si abita e le persone con cui si sono avuti contatti negli ultimi giorni, affinché a loro volta si mettano in quarantena e avvertano il medico. Chi ha sintomi, deve seguire le terapie indicate dal proprio dottore ed eventualmente dalle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). Gli asintomatici devono monitorare la temperatura ed eventuali disturbi.

Le ralazioni

Chi è ritenuto contatto stretto?
È ritenuto un contatto stretto di un positivo chi:
- vive nella sua stessa casa;
- ha avuto un contatto fisico diretto, comeu na stretta di mano;
- ha toccato senza protezioni le sue secrezioni, per esempio un fazzoletto usato;
- è stato faccia a faccia, o in un ambiente chiuso come una  sala d’attesa o una sala riunioni, a meno di 2 metri e per almeno 15 minuti;
- è un operatore sanitario o un addetto all’assistenza e non ha utilizzato i dispositivi adeguati;
- è stato seduto in treno, aereo o bus entro due posti.
Chi invece non ha avuto nessun contatto diretto con la persona infetta, ma solo con un suo contatto stretto, non deve fare né quarantena né tampone, amenoche il soggetto intermedio non risulti a sua volta positivo.

In ospedale

Pronto soccorso andarci o no?
Se si è positivi, e i sintomi stanno peggiorando, occorre valutarne la gravità. Cruciale è la difficoltà a respirare: bisogna chiamare il 118 se la saturazione si abbassa costantemente sotto il 90% o se diminuisce di almeno 3 punti al test del cammino, oppure se non si dispone del saturimetro e manca tanto il fiato. Se invece la febbre sale o la stanchezza aumenta,ma la respirazione risulta comunque buona, è opportuno avvisare il medico curante per ricevere indicazioni su cosa fare.Non bisogna allertare il Suem, né tantomeno andare autonomamente in Pronto soccorso, per evitare di congestionare i servizi sanitari, esponendo se stessi al rischio di complicanze e gli altri al pericolo di contagio.

A casa

Come ci si cura a domicilio?
La maggior parte degli attuali casi di contagio si risolve fortunatamente senza sintomi o comunque con disturbi lievi. Vanno comunque osservate tutte le precauzioni della quarantena in casa, misurando due volte al giorno la temperatura e monitorando l’eventuale comparsa di altri segnali della malattia. Non vanno assunti farmaci, se non sono prescritti dal medico curante. Gli infetti che sono sintomatici, ma non necessitano del ricovero ospedaliero, possono seguire a domicilio la terapia indicata dal medico di base o dall’Usca eventualmente allertata. Vanno tenute sotto controllo la febbre e la saturazione, anche per comunicare i relativi parametri durante le telefonate quotidiane del Sisp.

I sintomi?

Febbre e tosse influenza o no?

Se compaiono dei sintomi simili a quelli dell’influenza, comefebbre, tosse e spossatezza, occorre isolarsi in casa e limitare al minimo i contatti con gli altri.
Il medico di base va contattato quanto prima,ma solo telefonicamente, senza cioè andare di persona in ambulatorio.
Sarà il dottore a valutare l’opportunità di effettuare il tampone e a fornire tutte le indicazioni su cosa fare, comprese le terapie da seguire. Se non si hanno disturbi gravi, non bisogna andare in Pronto soccorso. Tutti i giorni è bene misurare la temperatura e monitorare la saturazione, sia a riposo che dopo aver camminato per qualche minuto.

Isolamento

Prima dell'esito si può uscire?
In attesa dell’esito del tampone, se si hanno sintomi sospetti non si può uscire.
Bisogna restare nel proprio domicilio e autoisolarsi dagli altri, indossando la mascherina durante il transito negli ambienti comuni. In caso di quarantena, disposta per la positività o per il fatto di essere contatti stretti di un infetto, è vietato uscire di casa, eccetto per gli
spostamenti previsti per l’eventuale esecuzione del tampone prescritto dal medico di famiglia o dall’operatore del Sisp, o per recarsi al Pronto soccorso nell’ipotesi che insorgano sintomi gravi.
È vietato ricevere visite fino al termine del periodo di isolamento.

La guarigione

Serve un altro esame alla fine?
Il positivo deve stare in isolamento nella sua stanza per almeno 10 giorni. Al termine di questo periodo, se è asintomatico da almeno 3 giorni (fatta eccezione per l’assenza di gusto e olfatto, che possono perdurare più a lungo), il medico prescriverà un tampone per
verificare la negativizzazione. Se i sintomi persistono, la durata dell’isolamento può essere maggiore. Il contatto stretto di un infetto deve stare in quarantena anche se risulta negativo e non sviluppa sintomi. La durata è di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso oppure, in alternativa, di 10 giorni, effettuando alla fine un tampone che deve risultare negativo.

Informazioni ufficiali:

Si ricorda ai cittadini di consultare esclusivamente le fonti ufficiali di informazioni:

Ministero della salute
Regione Veneto - Protezione Civile
Azienda Ulss 6 Euganea